Missionite

Missionite
Il termine giusto è proprio questo, da un anno a questa parte non si fa altro che parlare della missione giovani e nonostante sia iniziata, la voglia di stare insieme per continuare questa esperienza non accenna a diminuire.
Da circa tre settimane ho assistito ad una ventata di freschezza di giovani in tenuta viola che prima ad Assoro, poi a Nissoria ed infine a Troina hanno cercato di essere testimoni concreti dell’amore di Cristo, e tutto questo attraverso la preghiera, strumento fondamentale per crescere nella fede, ma anche con la presenza di gruppi musicali, spettacoli, mimi, che hanno l’intento di far capire a quanta più gente possibile che la Chiesa è una realtà ‘viva’, piena di ragazzi che trasmettono la gioia e la felicità di quello che hanno incontrato attraverso semplici testimonianze che rappresentano per chi le ascolta una possibilità di cambiamento e di speranza.
Noi siamo l’immagine di una Chiesa che si mette in gioco, che esce fuori dalle mura, che vuole scommettersi, che vuole proporre una fede ragionevole che sia la risposta alle esigenze del cuore di ognuno di noi.
Durante i contatti con i ragazzi mi sono accorto che tutti, anche quelli che si considerano atei o non credenti, si portano dentro le mie stesse ansie, le mie domande, i miei dubbi o incertezze; insomma tutti vogliamo essere felici e tutti cerchiamo, andiamo per tentativi e anche se sbagliamo, non ci fermiamo, ci alziamo e andiamo avanti ed è questo lo spirito che deve avere la nostra Chiesa; come dice il Vescovo è vero che la chiesa ha le sue fragilità, ma è altrettanto vero che racchiude al suo interno dei valori come l’ amore, la giustizia,la bellezza della vita, che rispecchiano perfettamente ciò che noi giovani pretendiamo. 
Sono passate tre missioni, ognuna con le sue peculiarità, ognuna con le sue difficoltà, e tutte sono riuscite a trasmettere nel mio cuore un senso di serenità e gioia indescrivibile.
 Una volta tornato a casa non vedevo l’ora di incontrare i miei amici o la mia famiglia per condividere con loro la grazia che in quei tre giorni avevo ricevuto; è un po’ come quando ci si innamora, non si pensa ad altro che a lei, a starle vicino, vuoi trasmettere la tua gioia a tutti, indistintamente, perché quell’ amore riempie talmente tanto il tuo cuore, che hai bisogno di dare agli altri, perché sarebbe egoista tenersi tutta quella felicità dentro.
 Ad ogni missione io continuo a pormi sempre le stesse domande’ Perché faccio il missionario? Cosa posso offrire agli altri? Sono in grado?
Durante questi giorni, riflettendo, mi sono reso conto che tutto ciò che faccio lo faccio perché ho dentro un bisogno di felicità che riesco a colmare solo mettendomi nelle mani di Dio; insomma il contatto con la gente, la bravura nell’evangelizzare non dipende da un mio sforzo o dalla mia volontà, ma dalla capacità di lasciarmi guidare dalle parole di verità di Dio di cui faccio esperienza in modo pieno attraverso l entusiasmo e la disponibilità di tutti i missionari.
La mia sicurezza sta nella consapevolezza che la vita, ogni attimo, ogni situazione, ha un significato forte; bisogna avere fiducia e lasciarsi trascinare da quel Dio, che attraverso dei volti concreti ti aiuta a percorrere un cammino ricco di gioia vera e duratura.
Io mi accorgo di un di più nella mia vita, perché una cosa è parlare di felicità, una cosa è viverla, assaporarla, farne esperienza; io mi sento fortunato anzi graziato dalla misericordia che Dio ha avuto nei miei confronti ed è proprio questo che mi spinge a dirlo agli altri; io non mi vergogno di Dio, non mi vergogno di testimoniare la Sua presenza, ma soprattutto non mi vergogno di annunciare la verità di una presenza nella mia vita che mi accompagna e guarda con amore.
 
 
Antonio Borzì