Le tappe diocesane per la missione: intervista a Don Pietro Scardilli

Quali sono le motivazioni che hanno spinto la nostra Chiesa ad intraprendere il cammino verso la
Missione popolare e proporre a tutte le parrocchie gli itinerari secondo il modello catecumenale?
La nostra Chiesa diocesana si è vista impegnata negli anni passati in una lunga riflessione in preparazione al Sinodo, terzo della sua storia e primo dopo il concilio Vaticano II. Sinodo che abbiamo celebrato nel 2007. Il 29 settembre del 2007 il vescovo di allora, mons. Salvatore Pappalardo, promulgava le Costituzioni sinodali che costituiscono il più autorevole riferimento per il nostro cammino nei prossimi anni. Pertanto ogni altro strumento o qualsiasi altra scelta pastorale non possono che inquadrarsi nelle grandi linee tracciate dal Sinodo. Tenendo conto che – come tra l’altro affermano anche le tre note CEI sull’Iniziazione Cristiana – non possiamo dare per scontata la fede in coloro che si dicono cristiani, l’assemblea sinodale ha preso coscienza che una pastorale tesa unicamente alla conservazione della fede e alla cura della comunità cristiana non basta più, per cui ha scelto la forma catecumenale per tutto ciò che riguarda l’evangelizzazione e l’educazione alla mentalità di fede e ha proposto anche di riconvocare tutti i battezzati, attraverso un annunzio cherigmatico in tutto il territorio, e di intraprendere itinerari di fede in maniera decisa e significativa per i bambini e le loro famiglie, per giovani adulti che ancora devono ricevere il sacramento della cresima, per i fidanzati che si preparano al matrimonio e per quegli adulti che vogliono riscoprire il loro battesimo (cfr. Cost. Sinodali nn. 11, 13 e 21).
 
Come si sta procedendo per l’attuazione della disposizione contenuta nel n. 21 delle Costituzioni sinodali?
Intanto ricordiamo cosa recita il n. 21: «Per l’attuazione del primo annuncio si prediliga la forma semplice dei Centri di ascolto da tenersi in quei luoghi dove la famiglia vive, ciò al fine di favorire quella dimensione familiare che rende più facile l’accoglienza dell’annunzio. La Diocesi proponga a scadenza precisa un rinnovato primo annuncio attraverso l’indizione della missione popolare». È stato mons. Muratore a dare nuovo impulso alle decisioni sinodali. Il vescovo, infatti, ha voluto fortemente che la nostra Diocesi si scommettesse soprattutto con gli adulti. Il progetto della missione popolare prevede in tutta la Diocesi un primo momento di convocazione in tutto il territorio diocesano con messaggeri e missionari per prendere consapevolezza dell’urgenza di ridire il Vangelo e per la loro formazione (questo primo momento si concluderà a giugno di quest’anno); un secondo momento (a partire da ottobre di quest’anno) in cui si visitano tutte le famiglie del territorio e si invitano le persone a radunarsi nelle case per un percorso di confronto con la Scrittura; un terzo momento (a partire dall’Epifania del 2013) in cui le persone
che vogliono riscoprire la fede intraprendono un cammino di tipo catecumenale con le tappe previste dalla terza nota CEI sull’Iniziazione Cristiana.
 
Quale sarà la metodologia che dovrà sostenere l’intero percorso di riscoperta della fede?
L’itinerario avrà una durata media di tre anni ed è modellato, come già abbiamo ricordato, sul metodo di tipo catecumenale, con tempi e passaggi. Coniuga insieme, come già previsto dal Rito di Iniziazione Cristiana degli Adulti, catechesi, liturgia della Parola, testimonianza e impegno. Utilizza il Catechismo degli Adulti La verità vi farà liberi come testo di confronto e di approfondimento. Gli obiettivi dell’itinerario ovviamente sono quelli di formare cristiani veri e consapevoli, innamorati di Cristo e capaci di forte e incisiva testimonianza nella Chiesa e nella comunità civile.