Tre giorni di formazione in Sicilia: Seminario Fisc: un giornalismo di qualità per dar voce ai poveri

La ventiseiesima edizione del seminario “Alfio Inserra” ha fatto tappa a Nicosia. Confronto serrato tra operatori della comunicazione, con l’aiuto di vari esperti, attorno al profilo e al ruolo della stampa e del web a partire dall’attenzione prioritaria ai bisogni del territorio e di chi vi abita. Don Bianchi sui media diocesani: “scelta di prossimità” e “voci evangelizzanti”.

Porsi in ascolto di un territorio; segnalarne – con efficacia comunicativa e con il dovuto rispetto per le persone – le vecchie e nuove povertà; lasciarsi interrogare, come giornalisti, sul ruolo dell’informazione nell’era del web per poter “raccontare le povertà” e dar voce ai bisogni di una determinata realtà e della sua gente. Sono tre dei filoni di riflessione e confronto che hanno attraversato il 26° seminario “Mons. Alfio Inserra” per l’aggiornamento dei giornalisti, organizzato dalla Fisc e dall’Ucsi a Nicosia dal 21 al 24 settembre. Tre giorni fitti fra relazioni, tavole rotonde, dibattiti e visite nei comuni di Nicosia, Troina e Sperlinga, nel cuore “di una Sicilia – è stato detto – ricca e al contempo segnata da povertà, ritardi e carenze” che gravano su una parte considerevole della popolazione dell’isola.

Così la sessione inaugurale era dedicata all’analisi delle povertà (economiche, sociali, infrastrutturali) del territorio ospitante, nonché alle iniziative imbastite dalla Chiesa diocesana e dalle sue strutture. La carenza di lavoro, il problema-casa, i servizi da offrire alle persone disabili hanno messo in luce le difficoltà che si misurano nella diocesi di Nicosia, e al contempo le generose e originali risposte che emergono dalla realtà civile ed ecclesiale. Basterebbe pensare – fra le realtà toccate con mano nei giorni del seminario – all’azione della Caritas, diffusa in ogni parrocchia; all’esperienza di acquisto case per famiglie indigenti operata dalla stessa diocesi; fino all’Oasi Maria Santissima di Troina, struttura fondata oltre mezzo secolo fa da don Luigi Ferlauto, oggi all’avanguardia per l’assistenza alle persone disabili e centro di ricerca medica di levatura internazionale.

Il seminario ha poi offerto la possibilità di “ripensare” la professione giornalistica – concentrandosi più volte sul profilo e la mission dei settimanali diocesani e dei media cattolici – proprio in relazione al dovere di raccontare le povertà e di dar voce a quelle aree del Paese e alle fasce di popolazione, dal nord al sud della penisola, particolarmente segnate dalla crisi, dalla disoccupazione, dall’esclusione sociale, dalla carenza di servizi in ambito educativo, sanitario, culturale…

In questo senso don Adriano Bianchi presidente nazionale della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) ha delineato a Nicosia alcuni tratti peculiari dei mezzi di informazione che fanno riferimento al mondo cattolico.

Strumenti, ha affermato, che vorrebbero porsi al servizio della comunità, con una “scelta di prossimità” e come “voci evangelizzanti” in un’era così complessa come l’attuale. “I settimanali cattolici riferiscono del territorio e della gente – ha affermato Bianchi – e lo fanno perché ad essi sono prossimi, vicini; raccontano una Chiesa, una società, una città e quanti vi abitano in maniera vera e, nel farlo, generano comunione, tramite il racconto quotidiano, continuo di ciò che si vive”. Se quello che avviene “non lo si racconta – ha aggiunto il presidente Fisc –, la comunione è utopia: far circolare le esperienze è fondamentale per sentirci in unità, per essere coinvolti, per far nascere pensieri, anche critici, che siano condivisi, riflessioni che ci pongono in relazione e ci rendono incisivi”, sollecitando risposte alle “reali esigenze delle persone”.

“Non esiste una informazione neutra e non lo è neppure quella dei giornali diocesani, e questo deve essere detto e deve vedersi. È il Vangelo – ha tenuto a puntualizzare don Bianchi – che ci spinge a illuminare certe situazioni che spesso restano nell’ombra” in altri tipi d’informazione cartacea o digitale.

Un giornalismo – quello di ispirazione cattolica – che necessita a sua volta di “crescere in professionalità” e potenzialità comunicativa. Proprio per il “contributo di merito alla evangelizzazione e alla comunione” che possono fornire i media cattolici, “la mancanza di una voce della diocesi rende più povera una comunità e una chiesa, toglie una possibilità non solo di conoscenza ma anche di annuncio”. Anche da qui si misura una “Chiesa in uscita” che sa stare al passo coi tempi. (Gianni Borsa, SIR)