Quale traccia, quale segno lascia questa sera il passaggio di Gesù in mezzo a noi?

04-04-2015
Cari amici e fratelli quale volto di Dio stiamo scoprendo nel Cristo crocifisso? Abbiamo camminato insieme. Cosa ha significato per noi? Cosa significa per noi ritrovarci su questa piazza. Tradizione o folklore come forse qualcuno vorrebbe farla passare? Non credo. C’è un legame tra Nicosia ed il crocifisso, i nostri padri ce l’hanno fatto sperimentare e voi lo state facendo vedere ai vostri figli, avete portato anche loro con voi.
Cosa indichi ai tuoi figli quando li inviti a guardare alla croce? O casa ti viene nel cuore guardando il Crocifisso?
Se ti fermi all’esteriore, sarai solo spettatore magari pronto a giudicare, o al più vivrai una piccola emozione e poi tutto si spegnerà.
Se vai in profondità si rinnoverà nel tuo cuore una riscoperta e lo stupore per l’amore ricevuto.
Perché ti sentirai dire dal Crocifisso: io amo questa umanità, io ti amo, per te dono la mia vita, per guadagnarmi la tua amicizia queste piaghe, questa corona di spine, il viaggio al calvario, la crocifis-sione e la morte; te lo avevo già annunziato Nessuno ha un amore più grande dare la vita per i propri amici e voi siete miei amici.
Così tanto per amore? Dio ha considerato ognuno di noi, ogni uomo e ogni donna, più importante di se stesso.
Cosi tanto amore; lasciando che lo schernissero, oltraggiassero con percosse e flagelli; ha assunto su di sé l’immane angoscia dell’uma-nità facendosi solidale con noi. Ha preso su di sé le ingiustizie, le insensatezze, le violenze, le crudeltà, i soprusi, gli inganni, i crimini che si perpetrano nel mondo in tutte le latitudini in tutti i secoli.
Così, se vuoi, potrai scoprire un Dio vicino al dolore dell’uomo.
Lasciati amare, lasciati abbracciare, lascia che il suo sangue versato lavi, purifichi, rinnovi anche te.
Qualsiasi storia di peccato, non può essere l’ultima parola dell’uma-nità, (non può essere l’ultima parola la violenza, la cattiveria, le uccisioni nel nome di Dio, le guerre e le persecuzioni in nome della religione) qualsiasi abissale distanza può essere colmata. Il Crocifisso ci viene incontro, ci è vicino. È la caparbia ostinazione di Dio. Chi vincerà alla fine? Ti lascerai sedurre, attrarre? Gesù non ti ruba nulla, riempie tutto di bellezza, di amore, porta al mondo il volto della paternità di Dio per uomini chiamati a riconoscersi come fratelli.
 
Quale traccia, quale segno lascia questa sera il passaggio di Gesù in mezzo a noi?
 
* Vorrei che lasciasse Un di più di amore
Un di più di amore che attraversi le nostre famiglie; la croce è la misura dell’amore, amatevi come io vi ho amato. Il Crocifisso, se tu lo guardi, ti insegna ad amare, ti insegna a donare tutto anche la vita. È l’amore che fugge ogni violenza, ogni prepotere o prevalere sull’altro, è l’amore che diventa rispetto,delicatezza, tenerezza, accondiscendenza.
“Amerai” solo l’amore darà un volto nuovo alla nostra vita
Solo l’amore ricomporrà il volto di Nicosia
Solo l’amore consentirà di guardare con fiducia il futuro.
Un di più di amore che diventa un di più di consolazione quando accordiamo vicinanza alle persone che vivono la solitudine, la malattia, la sofferenza e il dolore. Un di più di amore e di consolazione che diventa condivisone con chi ha meno di noi. Ho visto tanti gesti belli nelle parrocchie, l’altare della carità pieno di buste per i poveri.
 
* Vorrei che il passaggio del Crocifisso lasciasse Un di più di perdono
Un di più di perdono dentro le nostre relazioni; a leggere bene alcune delle nostre relazioni sono segnate da piccole grandi liti, intolleranze, divisioni, ripicche. Da cosa dipende tutto questo? Inca-pacità di verità, incapacità a perdonare, incapacità a chiedere scusa, incapacità a ripartire in modo nuovo dopo l’incomprensione. Inca-pacità a lasciarsi guidare dalla logica di Dio. Eppure senza perdono non si va da nessuna parte. Si distrugge e si sfigura il volto di Dio.
 
* Vorrei che lasciasse Un di più di passione per la città
Un di più di passione per la città: piange Gesù su Gerusalemme, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli. La croce è un giudizio anche sul nostro modo di vivere la città e sul modo di fare politica. Fare politica prima di tutto nasce da un amore viscerale per il nostro paese. Mi piacerebbe veder gareggiare per chi ama di più la città, per chi ha di più nel cuore Nicosia, e per chi vuole scommettersi disinteressatamente per il suo bene. Se ci sono ancora retaggi di cordate, della logica dei favori, dei posti e dei tornaconti, della burocrazia che vuole avere l’ultima parola, degli interessi personali, dei voti di scambio (io ti do il voto e tu mi dai quest’altro), allora bisogna essere molto attenti. Questo non è volere il bene della città.
Mi auguro che noi tutti, ognuno per la sua parte, possiamo avere un amore profondo e vero per Nicosia, un amore che riesca a schiarire il grigiore in cui in maniera depressiva ci stiamo chiudendo. Nicosia ha risorse per ripartire, crediamoci e lavoriamoci per il bene di tutti.
 
La croce che è il segno più alto della passione di Dio per l’umanità ti dice lasciati abbracciare dall’amore di Dio e incomincia fin da adesso a mettere nella tua vita, nella tua famiglia e nella nostra città un po’ più di passione, un po’ più di perdono, un po’ più di amore.
E il Padre della Provvidenza farà il resto.
 
Nel libro dell’Esodo è scritto: non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio
Eppure il nome di Dio, oggi, è divenuto una bandiera dietro la quale, in tante parti del mondo, si nasconde una logica perversa di odio e di violenza. In nome di Dio si uccide, si commettono stragi, si riduce in schiavitù, si negano le libertà fondamentali dell’essere umano. Siamo sommersi, ogni giorno, da immagini piene di violenza che suscitano solo orrore. In nome di Dio si nega l’uomo.
Barbarie? Sì, e ne restiamo stupiti noi tutti che crediamo in un Dio che è Padre, Fratello, Soffio di Vita.
Voltiamo pagina e angolo di mondo, ci accorgiamo, per contrappeso, che il nome di Dio è usato per essere messo alla berlina, per essere bestemmiato, negato, violato, sporcato in nome di una libertà che, se vuole, può arrivare sino alla blasfemia. Con Lui quanti credono, e solo perché credono e si permettono di dirlo, subiscono emarginazione, violenza e a volte persecuzioni.
Barbarie? Sì, ma questa forma di barbarie tanto diffusa la conosciamo bene, essa è frutto del relativismo che arriva a negare in nome dell’uomo l’uomo stesso, la sua dignità, la sua identità di creatura, di figlio di Dio. In entrambe le situazioni si pianifica la morte dell’uomo.