Relazioni ferite: esperienze a confronto

‘La Chiesa’. è chiamata a venire incontro, con bontà materna, anche a quelle situazioni matrimoniali nelle quali è facile venga meno la speranza. In particolare, ‘di fronte a tante famiglie disfatte, la Chiesa si sente chiamata non ad esprimere un giudizio severo e distaccato, ma piuttosto ad immettere nelle pieghe di tanti drammi umani la luce della parola di Dio, accompagnata dalla testimonianza della sua misericordia.’
(Giovanni Paolo II, Ecclesia in Europa, 28.06.2003, 93)
La Settimana estiva di formazione promossa dall’Ufficio Nazionale di Pastorale della Famiglia, che si è svolta a Salsomaggiore il 22-26 giugno, si apre con le parole del Beato Giovanni Paolo II che introducono il tema ‘Luci di speranza per la famiglia ferita’.
Nel corso di queste giornate abbiamo riflettuto su come la Chiesa abbia a cuore il valore e la centralità del matrimonio e che cerca di sostenere i coniugi nei momenti difficili, ma soffre anche di fronte al dramma di una famiglia divisa.
E’ possibile, infatti, durante la vita familiare, andare incontro a dolorose esperienze di fallimenti del proprio progetto matrimoniale; inevitabilmente il momento della separazione rappresenta per la coppia una lacerazione che, come ogni ferita, provoca dolore.
Un profondo senso di fallimento sovrasta la persona: i legami familiari si spezzano, le relazioni affettive e le amicizie comuni si dividono ed anche il proprio ruolo genitoriale è messo in discussione.
Tante domande assillano la mente.
La comunità non può non interrogarsi sul perché di questi fallimenti, chiedendosi da una parte che cosa avrebbe potuto fare di più per evitarli e dall’altra che cosa può fare per accompagnare coloro che vivono la sofferenza della separazione e del divorzio; ma soprattutto chi venisse a trovarsi in questa situazione non deve incontrare nelle nostre comunità cristiane solitudine, emarginazione né tantomeno un giudizio che scoraggia e allontana.
Chi affronta questo dolore è colpito in ogni aspetto della vita, da quelli pratici e concreti a quelli psicologici ed emotivi, per questo non può essere lasciato solo a dipanare il groviglio di tante problematiche che si intrecciano, ma ancora di più vanno sostenuti il cuore e lo spirito, perché trovino nuova forza per affrontare le difficoltà e nuova luce per alimentare la speranza.
E’ importante che questi fratelli, come cristiani, siano consapevoli e facciano esperienza della loro piena appartenenza alla Chiesa e che possano trovare stima, comprensione, solidarietà e aiuto.
La comunità ecclesiale è chiamata ad accogliere, ascoltare e camminare accanto a queste persone con spirito di verità e carità, alimentando le speranze ed evitando di giudicare le coscienze delle persone.
Questi fratelli, come ogni credente, sono chiamati ad intensificare la propria vita cristiana, attraverso mezzi e modalità possibili e adatti, e avendo presente il comandamento dell’amore come prima e fondamentale via per seguire Gesù.
Peppe e Rita Parisi