Convegno: “Educare il mondo giovanile”: ripartire dalla Missione

 ‘Educare il mondo giovanile: ripartire dalla missione’ è il titolo del Convegno di Pastorale Giovanile che si è tenuto il 19 novembre presso il Seminario di Nicosia.
L’evento, rivolto ai sacerdoti, ai membri delle Consulte Cittadine, ai missionari e a tutti gli educatori e animatori che hanno a cuore i giovani, ha avuto come obiettivo quello di ripartire per  il nuovo anno pastorale, facendo tesoro delle esperienza dalla Missione e cercando percorsi comuni e condivisi per continuare a servire al meglio i nostri giovani.
L’incontro si è aperto con il saluto di S.E. Mons. Muratore, il quale, nel suo intervento,  ha ricordato come sia importante non far rimanere un’esperienza isolata quella della Missione e come sia necessario continuare ad incontrare i giovani nel territorio. Da questo punto di vista la proposta dei Centri Giovanili come luogo per agganciare, accogliere ed educare i giovani, facendo vivere loro esperienze significative, può rappresentare una delle possibilità per dare continuità all’esperienza di una Chiesa vicina e compagna di strada.
E proprio tema il Centro Giovanile Cattolico è stato il cuore dell’intervento del relatore ospite del Convegno, che ha caratterizzato la parte centrale dell’incontro. Fratel Gabriele Di Giovanni, docente di Psicologia, Pedagogia e Filosofia e Incaricato per la Pastorale Giovanile degli Istituti dei Fratelli delle Scuole Cristiane della Provincia Italia, ha tentato di approfondire l’argomento soprattutto cercando di condividere con i presenti un percorso di discernimento.
 Frarel Gabriele è partito dalla puntualizzazione di alcuni concetti fondamentali. Innanzitutto: Chi sono i giovani? Ci sono parametri che definiscono un giovane da chi non lo è? A che giovani si riferisce un Centro Giovanile? Attraverso la lettura schematica del n. 32 degli Orientamenti Pastorali della CEI 2010-2020 si è tentato di dare una risposta a questi interrogativi e a comprendere quale sfida la comunità ecclesiale è chiamata ad affrontare per dare significato alla sete di senso dei giovani ed essere per loro un punto di riferimento che li cerca, li conosce, li stima, li rende protagonisti di un cammino autentico. In questo senso il Centro Giovanile si inserisce nel quadro più generale dell’esigenza e dell’importanza per i giovani di vivere esperienza di condivisione.
A partire da questo,allora. è possibile pensare al progetto del Centro Giovanile cattolico come un’opportunità per offrire spazi dove i giovani possono incontrarsi, fare delle cose insieme e crescere. Occorre però essere chiari su ciò che si vuole e soprattutto occorre mettersi nella prospettiva giusta: ovvero quella di Dio. «Se a fondamento di ogni nostra azione- sottolinea Fratel Gabriele – non c’è Dio, non se ne verrà nulla».
Partendo da questi due presupposti imprescindibili, il relatore ha cercato di scendere più nel dettaglio chiarendo ulteriormente alcuni termini e ponendo alcuni interrogativi circa l’identità, la
tipicità della proposta, la gestione del centro,  la formazione degli educatori e la strutturazione della loro ‘comunità educativa’.
Rispetto poi a queste ultime questioni,  Fratel Gabriele ha posto l’accento su un tema importante: la necessità di cambiamento della mentalità delle nostre comunità ecclesiali e il maggiore protagonismo dei giovani a cui vanno date più fiducia e più responsabilità. Naturalmente questo prevede uno sforzo educativo da parte di persone adulte nella vita e nella fede che possano orientarli e aiutarli a compiere e realizzare questo cammino di autonomia. E’ necessario, quindi,  che a guida dei giovani che possono sperimentarsi in questa esperienza del Centro Giovanile e, a guida di tutti gli altri giovani che in esso troveranno un luogo significativo e accogliente, ci sia una comunità educante, ovvero un gruppo di persone che lavora insieme con lo stile della fiducia, della corresponsabilità e dell’impegno reciproco che fa si che il progetto sia di tutti e non soltanto di alcuni e che consente di sapere su quali forze si può contare e quali no. Ciò è necessario per far sì che l’esperienza del Centro Giovanile abbia un carattere e una struttura stabile, di qualità e lungimirante e non sia invece un qualcosa di improvvisato, che rischia di morire prima del tempo.
Infine, concludendo, Fratel Gabriele ha incoraggiato tutti nel continuare a lavorare in questa direzione, superando le difficoltà e gli interrogativi di chi si lancia in una bella e grande avventura, partendo dalla certezza che «stiamo facendo qualcosa che è la volontà di Dio e stiamo facendo qualcosa che è adatto ai giovani di oggi».
Al termine della relazione i partecipanti al convegno si sono divisi in gruppi di lavoro per confrontarsi e riflettere, riportando poi in assemblea una sintesi di quanto è emerso. Nel dibattito hanno tentato di scattare una foto della realtà dopo la Missione, hanno sottolineato alcuni dei punti chiave dell’intervento che risultavano interessanti o imprescindibili per il lavoro che ciascuno è  chiamato a fare con i giovani nelle proprie comunità di appartenenza e infine, rispondendo agli interrogativi, proporre piste di intervento.
L’incontro si è concluso intorno all’ora di pranzo con la consegna del Vescovo di continuare a confrontarsi su questo progetto che – sottolinea-  rappresenta un chiaro segno dei tempi.
Per fare questo è necessario coinvolgere sempre di più i sacerdoti responsabili, i missionari e tutte le risorse preziose di associazioni e movimenti, affinchè possano convergere verso un obiettivo comune: l’attenzione della Chiesa per il mondo giovanile.