“Il mio cuore è colmo di gioia e di gratitudine. Imporre le mani su Giuseppe e Vincenzo, oggi solennità dell’annunciazione del Signore, e accogliere nella nostra Chiesa il dono di due nuovi presbiteri è un privilegio inestimabile. Sono doni d’amore che vengono dall’alto e che fanno esultare di gioia indicibile questa nostra Chiesa, sposa e madre”. Sono le parole con cui nell’omelia, quasi interamente dedicata a loro, il vescovo Muratore si è rivolto a Vincenzo Mascali e Giuseppe Palazzo. “Cari Giuseppe e Vincenzo, abbiamo accompagnato con trepidazione il vostro cammino fin dai primi segnali, fin dalla missione giovani, di cui siete il frutto più bello. Adesso queste parole – ha detto il Vescovo facendo riferimenti a quelle dette dall’angelo a Maria – sono rivolte a voi, pronunziate dall’Angelo stampate per sempre, indelebilmente, nel vostro cuore: rallegrati, non temere, lo Spirito invaderà il tuo cuore, il Signore e con te, sarai fecondo. Siete, come Maria, avvolti dall’amore tenero del Padre, amati e configurati fra poco pienamente al suo Figlio, inondati e animati dal fuoco dello Spirito Santo”. Parole che hanno colpito profondamente il cuore dei due nuovi presbiteri e in particolare quello di Vincenzo che ha vissuto questo importante momento della
sua vita fra lacrime incontenibili. “Il nostro Dio è un Dio che danza, che fa felice il cuore, che vuole la nostra gioia. È un Dio chinato su di voi, su questa assemblea, e ci avvolge
con la sua tenerezza e con il suo amore. La gioia così diventa stile che trabocca, impegno di uomini e di cristiani. È la testimonianza più credibile e avvincente. La gioia che
– ha proseguito il Vescovo – emana dalla vita di un prete o dalla vita di un cristiano non può essere un fatto eccezionale, come un abito che si indossa nelle feste solenni; deve essere un fatto quotidiano, feriale, perché Dio è la nostra gioia, Questa gioia profonda dovete portare nel cuore – ha ricordato a Vincenzo e Giuseppe – e contagiare a coloro che incontrerete. Di questa gioia dovete essere sempre testimoni luminosi, sempre”. Sempre anche “di fronte a situazioni difficili e problematiche. Ma subito ci viene incontro la seconda
parola: non temere. Non temere è la parola che dà energia ai Santi, vigore ai profeti e forza ai martiri; e la vostra vocazione è quella di essere sacerdoti santi, profeti di un mondo
nuovo, martiri che danno la vita totalmente per amore. Allora non temere Vincenzo, non temere Giuseppe. Non temere se in questo momento rimani sgomento di fonte alla sproporzione del mistero che adesso inonda la tua vita”. Goia da manifestare senza farsi prendere dallo sconforto nemmeno “quando ti guardi dentro e ti trovi povero, fragile, inadeguato perché
le tue mani toccheranno il corpo di Cristo nell’Eucaristia e nella carne dei fratelli. Non temere quando, spettatore del processo di scristianizzazione, dell’analfabetismo religioso,
dell’indifferenza serpeggiante o palese, dovrai farti dispensatore instancabile del Vangelo”. E davanti alle difficoltà il monito e assieme augurio del vescovo è quello di continuare “ad osare. Non temere di uscire dalla sacristia, di rompere i circuiti a volte asfissianti dei soliti cosiddetti vicini. Uscite, abitate la strada; sulla strada incrocerete i volti veri insieme a fatiche, ricchezze e povertà. E su quei volti scoprirete impresso il volto di Cristo”. Osare ancora attraverso “la logica del dono” e i “percorsi nuovi” lasciandosi guidare dallo Spirito, “innamoratevi ogni giorno – ha detto il Vescovo riferendosi alla fecondità della Chiesa – di questo grembo generante. Aiutatela a generare i figli di Dio. E generare non significa solo fare nascere, ma accompagnare, fare crescere, portare alla maturità. La nostra Chiesa ha percorsi stupendi in questa direzione. Aiutate la nostra Chiesa. Questa Chiesa – ha continuato – dobbiamo manifestare, questa Chiesa dobbiamo vivere, questa Chiesa dobbiamo amare. E tutto questo non da soli, ma insieme al Vescovo ed in piena comunione con il presbiterio. Insieme ai laici ricchi di grazia, di sapienza, di carismi e capaci di discernimento”. Queste parole hanno condotto e preparato l’assemblea al loro
“Eccomi” commosso e commovente, perché donare per intero la vita per amore di Cristo rimane una delle scelte più profondamente toccanti per ogni credente.
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