Come un fiore di loto: la consolazione è speranza per la comunità cristiana

In occasione della Giornata di preghiera della Chiesa italiana per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, il Servizio Diocesano di Tutela Minori ha organizzato diverse iniziative dal 12 al 19 novembre, mentre Domenica 20 – in diverse messe – si è dato spazio al tema: “Il Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite (Sal 147,3). Dal dolore alla consolazione.

Lunedì, nella cappella della curia, l’equipe diocesana di Tutela Minori, insieme al Vescovo, ha riflettuto sulla responsabilità del Male fatto al Fratello e sullo scandalo ai più piccoli, poi sul suo ruolo di sensibilizzazione e di ascolto di vittime minori e vulnerabili, infine ha pregato con il salmo 147 ed ha “cinto il grembiule del servizio”.

Venerdì 18 – data stabilita dalla CEI e dal SNTM – gli ospiti della casa di riposo di Regalbuto “Casa Karis” – con fede granitica – hanno pregato con il Rosario per le vittime di ogni forma di abuso.

Sabato 12, il Gruppo Scout di Regalbuto ha avviato una riflessione in Branca EG (ragazzi da 11 a 15 anni) finalizzata a incrementare le capacità di autoprotezione dei minori.

Gli adolescenti si sono messi in gioco con scenette sulle emozioni, brainstorming, simulate sul “peso” dell’adescamento; hanno discusso sull’inopportunità di mantenere il segreto sull’abuso e sull’utilità chiedere aiuto agli adulti (genitori, insegnanti, capi scout).

L’indignazione per l’abuso compiuto dai chierici, poi, ha creato l’occasione per citare Papa Francesco: “…l’abuso, in ogni sua forma, è inaccettabile. L’abuso sessuale sui bambini è particolarmente grave perché offende la vita mentre sta sbocciando in quel momento. Invece di fiorire, la persona abusata viene ferita, a volte indelebilmente…”

In tal senso, Sua Santità ha voluto la costituzione di un  Servizio Nazionale, un coordinamento Regionale e un Servizio Diocesano di Tutela Minori. In  ogni equipe ci sono professionisti (sanitari, medici, psicologi, psicoterapeuti, pedagogisti, avvocati) che, ciascuno con il proprio bagaglio, si mettono a disposizione per proteggere e curare le ferite dell’abuso.

A fine riunione, i ragazzi  hanno deciso di preparare una veglia scout per il sabato successivo per raccontare ad altri quanto sperimentato ed offrire ulteriori informazioni. Nei giorni seguenti, hanno selezionano tre testimonianze ed hanno invitato coetanei, genitori ed insegnanti.

La veglia scout è informazione, riflessione partecipata, canto e preghiera.

Apre Sant’Agostino con la metafora sui due figli della Speranza: l’indignazione e il coraggio. L’indignazione per la realtà delle cose e il coraggio per cambiarle. Lo sdegno, la rabbia e, a volte, la paura, non permettono di star fermi, ma ci rendono audaci nel cambiare quella fetta di mondo più vicina a noi.

La canzone “Caramelle” racconta di un bambino adescato da un estraneo, che lo imbroglia e lo porta “nel bosco”. Seguono “pillole” di informazioni sull’abuso, distribuite agli invitati alla veglia attraverso bigliettini; mentre il corpo della veglia è affidato alle rappresentazioni.

Il miglior modo per conoscere un fenomeno è entrarci dentro, calarsi nei panni della vittima, ascoltarne pienamente le emozioni, sentire il dolore, la paura, la disperazione; quindi farsi prossimi – come il buon samaritano: vedere, provare compassione, prendersi cura, decidere di assumersi il carico dell’altro.

Tra una testimonianza e l’altra s’inserisce il videomessaggio del  Vescovo Giuseppe Scillaci: “…puntiamo lo sguardo su quanto il Signore ci invita a fare: portiamo consolazione a chi è ferito, facciamolo con un atteggiamento responsabile, serio, intelligente…capace di abbracciare, accogliere, aiutare tutti; scorgiamo le sofferenze e, consolati dal Signore, diventiamo capaci di consolare tutti… “.

Il videomessaggio attiva la partecipazione degli spettatori che scrivono un breve messaggio ad una ipotetica vittima. La consolazione diventa custodia, accompagnamento, cura: “non ti lascio solo, ti prendo per mano, ti sostengo”.

Non ci può essere guarigione senza la presa in carico del dolore degli altri. Ciascuno è chiamato a sostenere questa nuova coscienza che va crescendo nelle nostre piccole comunità e nella Chiesa.

Alla fine della veglia viene consegnato a tutti un simbolo: il fiore di loto, segno di purezza e speranza.