Per la Chiesa che amo

Ai primi attimi  di sorpresa e di smarrimento, subito nel mio cuore sono subentrati sentimenti di profonda gratitudine e di grande ammirazione. La prima cosa che mi son detto è stata: è un grande gesto profetico, un gesto che mette a fuoco certezze di fede che ad un tratto ti balzano straordinaria-mente evidenti.
Ciò che mi colpisce di Benedetto XVI  è la fede. Rassicuranti le parole che ha pronunciato nella prima udienza dopo l’annuncio della sua rinunzia. Prima di tutto lo sguardo a Cristo e alla sua Chiesa.  Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, che non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura. E subito ci ha portato oltre la sua persona, all’unico vero centro della nostra fede: Cristo Gesù, il pastore bello di sempre, che per sempre sarà compagno di strada della sua Chiesa.
Parole portate all’essenziale con l’austerità del latino e collocate nel cuore della Chiesa quelle proferite al Concistoro,  parole che fanno intravedere l’abisso del travaglio e la serenità profonda del cuore: dopo aver esaminato ripetutamente la mia coscienza davanti a Dio. È Dio che conta. È la fiducia smisurata in lui che fonda la scelta. È la certezza di avere scandagliato davanti a Dio la propria coscienza che adesso restituisce la pace a lui e alla Chiesa.
Ecco! La Chiesa! L’amore altrettanto smisurato per la Chiesa è la ragione definitiva della rinunzia,  perché a fondamento della sua scelta c’è il suo grande amore per la Chiesa e per il suo bene, al di sopra di tutto. E questo radicando nel suo e nel nostro cuore la certezza che il soffio dello Spirito continuerà a gonfiare le vele della barca di Pietro e indicherà orizzonti ancora nuovi e inauditi per un futuro di speranza.
Ricordare le ricchezze che ha versato nel grembo della Chiesa e del mondo e raccontare la nostra gratitudine è l’unica cosa possibile e significativa di questo momento.
L’ 11 febbraio Avvenire titolava: L’umiltà di Pietro. Non è semplice farsi da parte! Non è nelle logiche umane del potere, rinunziare! Benedetto XVI ha sottolineato con forza che l’unica cosa che conta è la fede in Gesù, il suo Vangelo, la sua Chiesa e non gli uomini; è necessario che Lui cresca ed io diminuisca suggerirebbe Giovanni Battista. Il resto è affidamento al flusso della preghiera, quella preghiera silenziosa che adesso sarà più pienamente lo stile del suo amore. Pregare per la Chiesa vale tanto quanto l’azione e così lascia quest’ultima a chi può meglio di lui portarla avanti. Per lui rimane la volontà di consegnarsi a un servizio a Dio e ai fratelli fatto di silenzio, di nascondimento, di contemplazione e di preghiera.
Il suo rimarrà nella storia come un grande gesto profetico, perché i gesti parlano più di mille parole. E questo congedo è destinato a diventare lezione di stile per ogni ministero: nella Chiesa e per la Chiesa si è servitori e non padroni. Ma è anche un gesto che fa trionfare una logica diversa da quella del mondo. Il Papa ha sempre dimostrato che l’unico consenso che bisogna ricercare è quello di Dio, Padre della verità, e della coscienza, riflesso e sacrario della sua immagine.
Deus caritas est, Spe salvi, Caritas in veritate sono i pilastri del suo magistero, ci ha portato al cuore della Trinità e al cuore del mistero dell’uomo. Parola ricca, profonda, limpida, semplice, fondata sempre sulla bellezza della paternità di Dio e dell’amore per Gesù: una parola sempre chiara, illuminante e straordinariamente audace in tempi di pensiero debole e di rassegnati orizzonti.
Ci ha insegnato con intensità e forza uniche il legame vitale tra fede e ragione, tra la vita degli uomini e le donne di questo tempo e la verità sull’uomo e la donna di ogni tempo. Lui che vive tutto ciò che accade con uno sguardo di fede ci ha indicato la via del dialogo con il mondo e con i non credenti, frontiera sempre aperta per condividere i valori del Vangelo.
Nell’ultimo incontro con il clero romano, ricordando il Concilio, Benedetto XVI ha detto che lo slancio che era nel cuore di tutti era quello di essere Chiesa che cammina insieme. Un sogno che non si chiude mai e che ha bisogno di essere sempre rigenerato e in ogni tempo riproposto e reincarnato. Il suo defilarsi silenzioso si chiude con queste belle parole di speranza e di fiducia: Ed è nostro compito, cominciando da questo ‘anno della fede‘ , lavorare perché il vero Concilio, con la sua forza dello Spirito Santo, si realizzi e sia realmente rinnovata la Chiesa. Io, ritirato con la mia preghiera, sarò sempre con voi, e insieme andiamo avanti con il Signore, nella certezza: Vince il Signore! Grazie!
Grazie a te, Papa Benedetto.