Al museo diocesano presentato il restauro del “Martirio di San Menna”

Il restauro del dipinto di olio su tela “Il Martirio di San Menna” del pittore nicosiano Filippo Randazzo (Nicosia 1695-Palermo 1748) è stato presentato il 16 febbraio scorso nell’auditorium del Museo Diocesano di Arte Sacra, quale primo appuntamento della rassegna “L’Arte che rinasce”, promossa dalla direzione del museo. Nel saluto iniziale il vescovo Salvatore Muratore ha sottolineato quanto “è importante riportare alla fruizione di tutti un’opera d’arte, perché un’opera racconta il messaggio dell’artista che l’ha realizzata”. Monsignor Muratore ha ringraziato la direttrice e il conservatore del museo per il lavoro prezioso svolto in questi mesi e per l’opera di valorizzazione della struttura museale.
Lella Russo, direttrice del Museo, ha incentrato il suo intervento sulle tante “opere ferite” che costituiscono il ricco patrimonio artistico diocesano
e di come questo intervento di restauro è stato possibile grazie alla sinergia con l’amministrazione comunale, la Confcommercio e la Pro Loco, che con il loro contributo hanno fatto attivare con tempestività il restauro.
San Menna, come ha ricordato la direttrice Russo, nasce in Egitto alla fine del III secolo. Era un soldato di stanza in Frigia, una regione centrale
dell’attuale Turchia. Quando iniziano le persecuzioni di Diocleziano, si allontana dall’esercito e sceglie una vita da anacoreta, per poi decidere di
testimoniare pubblicamente la propria fede. Quando inizia a predicare viene subito arrestato, processato e poi martirizzato. L’originale della
passio di San Menna è andata perduta e quella conosciuta è stata ricostruita secoli dopo. Subisce il martirio del cavalletto, simile alla ruota o ai tratti di corda, che consisteva nell’estensione degli arti superiori o inferiori fino alla disarticolazione, è stato anche incendiato con fiaccole ardenti ai fianchi per poi subire il martirio per decapitazione. Le reliquie sono state successivamente portate in Egitto dove pare esistesse un santuario andato distrutto dalle
successive invasioni arabe. A tutt’oggi San Menna è il santo più venerato in Egitto. Il culto per il Santo arriva in Italia a seguito dei soldati che hanno
combattuto la guerra Gotica (535-553). È presente anche nei nomi di alcune località italiane che si trovano nel palermitano, in Abruzzo ed anche a Venezia. La direttrice del museo ha poi illustrato i presupposti teologici e storici che hanno portato Filippo Randazzo a realizzazione l’opera e la ricostruzione della vita dell’artista e delle opere realizzate in città. Il quadro del “Martirio di San Menna” è stato ritrovato in Cattedrale, ma non si può dire con certezza che
è stato commissionato dalla stessa, perché negli archivi non si sono trovate tracce sulla committenza e negli inventari fino ai primi decenni dell’Ottocento l’opera non risulta inventariata. Probabilmente l’opera è arrivata in Cattedrale a seguito delle “leggi eversive” ed è ipotizzabile che la committenza sia stata da parte di un ente monastico. Nel suo intervento la restauratrice Enza Gulino, della “Alaimo e Gulino” di Gangi, che ha eseguito il restauro del dipinto, ha illustrato con una serie di slide i rilievi tecnici e gli interventi di restauro eseguiti nell’opera. Il conservatore Antonio D’Amico ha iniziato il suo intervento definendo il museo, a otto mesi dalla sua inaugurazione, un “laboratorio vivo”, che deve ricordare la bellezza del messaggio che le opere trasmettono in una sorta di pastorale museale. L’esperto ha spiegato che la rappresentazione del quadro di San Menna è in un momento precedente al martiro, nella fase della doppia tortura, quella del tratto di corda e quella del supplizio del fuoco sotto i piedi. Queste torture non hanno portato alla morte del Santo, che poi è stato successivamente decapitato. Il dipinto è stato attribuito a Filippo Randazzo da Teresa Viscuso nel 1986, a seguito di una serie di studi
sulle opere dell’artista a Nicosia. Antonio D’Amico ha evidenziato le influenze nella formazione e nello stile di Filippo Randazzo avvenuti dal contatto con Gugliemo Borremans, Sebastiano Conca e Luca Giordano. Dal confronto con altri quadri dello stesso Randazzo presenti a Nicosia, Palermo ed Alcamo, con quelli del suo maestro Sebastiano Conca e del pittore di scuola napoletana Luca Giordano, il curatore nicosiano ha ipotizzato che la realizzazione del dipinto del
“Martirio di San Menna” è databile intorno al 1742.