Al Palazzo vescovile presentato il libro che racconta dei primi tre anni di S.E. Mons. Schillaci a Lamezia Terme

Servire non essere servito

Con l’odore del pastore e l’umiltà del discepolo. Nel motto episcopale è indicata la luce della lanterna che illumina e muove i passi del nostro Vescovo

Stiamo vivendo un momento di grazia. Chi può negarlo? L’arrivo in Diocesi – da quasi due anni- di S.E. Mons. Giuseppe Schillaci, sta suscitando forti sollecitazioni. Ce ne accorgiamo: dai discorsi che si fanno, dalla curiosità diversa che ci sollecita, da una maggiore disponibilità che disseppelliamo da sotto la sorniona indifferenza che talvolta ci prende. Ci sfiorano mille e mille domande, ma sono momenti eccezionali, soffi d’aria sottile, che ci impregnano senza che noi lo decidiamo e che – in questi quasi primi due anni di cammino – stanno contagiando tutti. Ce lo ripetiamo nel cuore il brano di Karol Wojtyla: ” Bisogna che ciascuno porti tanto quanto può e che ciascuno porti là dove può. E dopo – è una cosa di Dio non dell’uomo”. In questa atmosfera particolare sentiamo che questi primi ventuno mesi di Mons. Schillaci tra noi, stanno segnando un passaggio d’intensità unica, cruciale. Nel quale sta’ diventando forse fatale uno scrutinio dei cuori, un disvelamento anche involontario delle intenzioni sotterranee.

Ci stiamo accogliendo reciprocamente con il nostro Pastore, popolo e Vescovo, e lo stiamo facendo nello stupore della fede, sapendo di accogliere un dono quanto mai significativo: un nuovo anello che si aggiunge alla bicentenaria successione Apostolica che, a questa chiesa particolare nicosiana, una Storia più grande Le ha assegnato. Ed è proprio dentro questa cornice di ‘conoscenza ed accoglienza’che si è articolato l’evento pomeridiano dello scorso Lunedì 11 Marzo; la ‘Sala dei Vescovi ‘ del Palazzo Episcopale, ha elegantemente ospitato un numero davvero notevole fra amici, fedeli, presbiteri e religiosi ed autorità civili pronti a ‘sintonizzarsi’ all’ascolto di una narrazione dal sapore cordiale ed affettuoso. Il momento, fortemente voluto dalla Prof.ssa Angela Mancuso, (Presidente della Sez. Uciim di Nicosia), e che ha brillantemente presentato e moderato l’incontro, ha visto la partecipazione dell’autore del volume “Servire non essere servito – Il Magistero dell’episcopato lametino di Mons. Giuseppe Schillaci”, il Prof. Filippo D’Andrea (per decenni docente all’Istituto superiore di Scienze Religiose di Lamezia Terme e professore emerito di Filosofia e Storia nei licei statali), il quale, nel suo intervento di apertura dell’appuntamento culturale, ha esordito dicendo che: ” Il volume raccoglie gli interventi durante i tre anni di episcopato a Lamezia Terme di monsignor Schillaci, “filosofo della prossimità”. “ Il Vescovo – ha aggiunto l’autore – ha lasciato un segno indelebile, un dono provvidenziale, che ha saputo portare una ventata di novità con la parola garbata, l’azione decisa, la presenza costante. Il mio primo incontro con Mons. Schillaci – ha ancora raccontato– è stato segnato da un dialogo intenso e d’immediata empatia durante una lunga passeggiata nel centro storico di Lamezia. Abbiamo parlato della chiesa, della diocesi in particolare, della città, della cultura, del clero, dei laici, di teologia, di filosofia, e di tanto altro”.

Gli anni lametini dell’ex Rettore del Seminario Arcivescovile di Catania sono stati scanditi dalla pandemia. Nella presentazione del libro, significativamente intitolata “Con l’odore del pastore e l’umiltà del discepolo”, brevi ma incisivi vengono definiti da Carmine Matarazzo (Ordinario della Pontifica Facoltà di Teologia dell’Italia Meridionale Sezione San Tommaso d’Aquino) – gli anni di permanenza a Lamezia Terme del Vescovo originario di Adrano, l’ex ‘Ragazzo di Santa Lucia’ come amano definirlo i suoi concittadini . “Scorrendo i suoi interventi e le sue visite in tutto il territorio della diocesi – ha ancora aggiunto il Prof. D’Andrea – emerge in maniera netta come “i poveri sono diventati la sua priorità”. Il presule della chiesa catanese – nel volume – viene accostato più volte a Mons. Vittorio Moietta, vescovo di Nicastro (oggi diocesi di Lamezia Terme) dal 1961 al 1963, per il quale è stata avviata la causa di beatificazione a 60 anni dalla morte.“ Due vescovi – si legge in uno degli interventi contenuti nel libro – benvoluti e popolarissimi. La gente li ha sentiti subito vicini e confidenti.

La brevità e l’incisività dell’episcopato di entrambi li accomuna molto, pur se divergono, anche per i tempi storici diversi, nell’approccio pastorale generale, ma esprimenti una fortissima prossimità verso il popolo, in particolare, i fragili e gli emarginati. Credenti e non, li hanno amati con sincerità e fiducia, considerandoli autentici uomini di Dio”. Significativo il breve ma intenso intervallo musicale proposto dalle splendide voci del diacono Patient Moma Kalela che, accompagnato da Valentina D’Alessandro (Direttrice del coro della Cattedrale) hanno magistralmente interpretato il canto “Luce bellissima” composto dallo stesso diacono. A seguire poi la bella testimonianza di ‘lunga amicizia’ proposta da S.E. Mons. Salvatore Pappalardo (Arcivescovo emerito di Siracusa, già vescovo di Nicosia) che ha ricordato, col cuore in mano, gli anni della formazione da presbiteri della chiesa catanese fortemente segnati dalla personalità di due compianti Arcivescovi: Mons. Domenico Picchinenna e Mons. Luigi Bommarito. “ Un’amicizia la nostra, segnata, da profondo rispetto e da una intesa ricca, cordiale e sincera”. Poi, è stata la volta del Dott. Michele Li Pira (Diacono permanente) che, riferendosi al servizio episcopale che Mons. Schillaci ha iniziato in Diocesi ha affermato: “ Con il suo stile umile e discreto – già svelatosi nel giorno in cui ha preso ‘possesso’ della sua chiesa particolare – si è in qualche modo intuito quello che poi sarebbe stato il suo ministero. Ciò che mi ha permesso di confermare la mia prima intuizione è stato il modo in cui Mons. Schillaci ha guardato uno ad uno gli occhi di ciascun ammalato. Da subito si è capito che sarebbe stato un vescovo capace di uscire ‘fuori dal recinto’, fuori dal palazzo, capace di evitare la corte, pronto a prodigarsi per rispondere ai bisogni e alle richieste della comunità. Il vescovo Giuseppe – ha continuato – riesce ad incarnare il motto episcopale con una evidente propensione per l’altra persona. L’ascolto è il criterio vero che lo conduce ad aprirsi all’altra persona in ogni condizione. Profumato dall’odore del gregge, entra in punta di piedi e sa ascoltare, scrutando con occhi pazienti e di padre”.

E di questa capacità è stato testimone l’On. Fabio Mancuso, Sindaco di Adrano, città natale del Vescovo Schillaci.” La carica fortemente umana e spirituale – ha detto nel prendere la parola – ha forgiato generazioni di giovani e ragazzi. Ci siamo sempre rapportati con cordialità e prossimità, per tutti è stato ‘padre Pippo’. E’ stato ed è un punto di riferimento certo, capace di veicolare il messaggio del Vangelo con la naturalezza e l’autorevolezza che gli è propria. “. Anche il Sindaco di Nicosia, Dott. Luigi Bonelli ha dato eco a queste parole, mettendo in luce “la capacità all’incoraggiamento costante che è un tratto peculiare del Vescovo Schillaci. Sempre pronto a tendere la mano non solo spirituale, ma anche concreta e fattiva a chiunque a lui si rivolga”. Ed in chiusura le parole di ringraziamento e di gratitudine del Vescovo: poche, semplici, essenziali.” Guardiamo sempre al Signore. Non abbiamo altro da seguire se non Lui, che ci colma del suo amore da mettere in circolo”. E ripete ai presenti le toccanti parole con le quali il 5 luglio 2020 chiuse la lettera ai fedeli lametini dopo la degenza in ospedale: “ Vi voglio bene con questo piccolo cuore! ”. E anche noi gliene vogliamo cara Eccellenza. Con Lei un nuovo Mattino è venuto a svegliarci, che chiama alla Luce vera la nostra voglia di vivere nascosta in fondo al cuore. Lo splendore del nuovo Giorno, insieme ci farà cantare il prodigio della sinodalità. (di Pippo Castiglione)